Progetti per il Collegio: il punto di vista dei candidati Rettore per l’Ateneo di Bologna

In seguito all’inaugurazione dell’anno accademico del Collegio, abbiamo chiesto ai docenti che hanno esplicitato la loro candidatura alla posizione di Rettore dell’Ateneo di Bologna, di esprimere brevemente il loro punto di vista sulle attività del Collegio ed, eventualmente, i loro progetti per il futuro di questa istituzione.

Quello a seguire è il testo della lettera che abbiamo inviato:

Egregio professore,
innanzi tutto la vorremmo ringraziare, a nome dell’associazione ex-allievi del Collegio Superiore per aver partecipato all’inaugurazione dell’anno accademico del Collegio, venerdì scorso.

Confidiamo che, oltre a quello che già conosceva, dopo i discorsi del direttore, degli allievi e degli ex-allievi, abbia avuto modo di farsi una idea più precisa e attuale delle attività e delle iniziative del Collegio.

A questo riguardo, come associazione ex-allievi, ci farebbe piacere conoscere, in poche righe, quali sarebbero i suoi progetti sul Collegio Superiore qualora venisse eletto Rettore di questa Università.

In particolare saremmo interessati a capire se, sulla base della sua esperienza, lei crede che il Collegio, nella sua attuale configurazione di scuola interdisciplinare basata sul merito, si sia rivelata un’attività strategica per l’Ateneo e, in caso affermativo, secondo quali linee guida ritiene che andrebbe consolidata e sviluppata questa iniziativa.

Se lei è d’accordo, pubblicheremo la sua risposta sul sito dell’associazione degli ex-allievi.

Risposta del prof. Cantelli Forti

La ringrazio per la sua disponibilità a pubblicare sul sito dell’Associazione degli ex allievi la mia opinione sul Collegio Superiore.

A mio parere, tale Istituzione è stata ed è di grande significato formativo per l’Ateneo sia per l’attività culturale svolta, dimostrata dalle numerose iniziative (seminari, incontri) organizzate nei primi dieci anni di vita del Collegio Superiore, sia per l’importanza comunicativa sul piano dell’internazionalizzazione.

Mi preme informarla che da tempo lavoro sul Polo di Rimini per realizzare un progetto di destinazione di uno spazio adeguato alle attività del Collegio Superiore. Tale spazio è già stato individuato nel Palazzo Lettimi, una struttura antica il cui recupero è stato inserito nel Protocollo di intesa fra Università e Comune di Rimini.

Pertanto, è evidente che era da tempo nelle mie intenzioni proporre l’estensione dell’attività del Collegio Superiore al Polo di Rimini come bacino d’utenza in Romagna, sia per le finalità culturali dette, ma anche per la ricaduta di immagine. Una scuola interdisciplinare di qualità e basata sul merito è sicuramente un valore aggiunto per l’Ateneo tutto e va quindi gelosamente conservata e possibilmente valorizzata attraverso una adeguata attenzione da parte degli Organi Accademici.

Cordiali saluti.
Giorgio Cantelli Forti

Risposta del prof. Braga

Cari ex collegiali,

la direzione del Collegio è stata una delle esperienze più entusiasmanti della mia vita e un severo banco di prova. Bisognava affrontare una ricerca molto complessa: trovare la ragion d’essere di una istituzione riservata a pochi – il Collegio appunto – ma “embedded” in una università di molti, anzi moltissimi, come l’Alma Mater.

La mia idea è nota e non l’ho mutata. Il Collegio è un luogo dove eseguire esperimenti culturali, dove creare modelli formativi nuovi (penso alla evoluzione del tutorato, dei corsi del collegio, dei seminari dell’ISA per arrivare alla struttura curriculare ora vigente) e dove iniziare a tessere quel tessuto connettivo accademico interdisciplinare di cui tanto si sente il bisogno in Ateneo.

Oggi, in un momento così difficile per l’Università italiana tutta, serve coesione nel corpo docente e condivisione di obiettivi comuni, coesione e condivisione vengono meglio tra gente che si conosce e sa apprezzare le differenze. Ecco cos’è stato e cosa è il Collegio: il luogo della differenza. Voi tutti siete cresciuti e vi siete laureati nelle rispettive discipline ma avete seguito questo percorso insieme ad altri, il filosofo con il chimico, il biologo con lo storico, il medico con l’economista… insomma, avete “fatto l’università”.

Non solum sed etiam: insieme a voi hanno “fatto l’università” tanti docenti e tanti la stanno facendo. “Collegare colleghi” non è cosa da poco: consente di apprezzare le differenze e di ridurre le diffidenze. Per voi collegiali questo è ora parte del vostro DNA, per i docenti è stata una scuola di innovazione, almeno così spero.

Cosa cambiare per il futuro? Sempre tutto. Credo che ci si debba interrogare sulla necessità di estendere il percorso al dottorato (mio vecchio sogno), forse riducendo la presenza del Collegio nelle lauree triennali. Occorre accrescere l’osmosi con le Facoltà e accreditare i corsi del Collegio anche per i non collegiali, facendola diventare “didattica frontale” riconosciuta. Credo inoltre che il Collegio debba “gemmare” nelle sedi romagnole e sempre di più mescolarsi e legarsi all’internazionalizzazione dell’Ateneo e agli scambi tra collegi. C’è ancora molto da fare.

Dario Braga

Risposta del prof. Dionigi

Intervengo volentieri su questo argomento, perché ho fatto una analoga esperienza personale.

Infatti, come titolare del cosiddetto presalario, sono stato studente presso il Collegio Universitario Morgagni (1968-1972), dove ho avuto la fortuna di convivere con colleghi di diversa provenienza, estrazione, formazione e di incontrare alcuni Maestri dell’Ateneo Bolognese. Molti anni dopo, mi sono trovato anche a prendere la parola in Consiglio di Amministrazione in difesa di questa Istituzione che alcune rappresentanze studentesche contestavano perché la ritenevano anacronistica ed elitaria.

Perché il Collegio Superiore? Perché ci vorrebbero dieci, cento, mille Collegi Superiori? Mi limito a tre considerazioni. Il Collegio Superiore è:
1. un luogo in cui si può curare meglio la qualità degli studi e della formazione, essendo notoriamente la qualità inversamente proporzionale alla quantità;
2. un luogo dell’et et, vale a dire delal comprensione, della sutura, del dialogo; in un momento in cui sembra affermarsi la cultura rozza e negativa dell’aut aut, vale a dire dell’incomprensione, della frattura e dello scontro. E’ un gran privilegio poter ascoltare tante voci diverse e fare esperienza di interdisciplinarità (e speriamo in seguito anche di interculturalità, ospitando studenti di altre provenienze). Quella della “diverisità culturale” è una sensibilità da diffondere; per quanto mi riguarda è una passione che coltivo concretamente anche con i miei giovani collaboratori e allievi con lo svolgimento di un Corso, istituito tre anni fa e denonominato Linguaggi delle scienze e antichità classica, rivolto a tutti gli studenti dell’Ateneo. Il fine è quello di far comprendere che i linguaggi sono diversi ma che la cultura è una;
3. un luogo in cui si può sperimentare l’Università come comunità di Studenti e Docenti. Purtroppo in Ateneo manca un luogo in cui questa modalità poss essere estesa a tutti; e bisognerà provvedervi.

Per il futuro? Un unico obiettivo: che il Collegio, nonostante le gravi difficoltà economiche, possa continuare la sua vita e irradiare la sua esperienza.

Con i saluti e gli auguri più cari.

Ivano Dionigi

Risposta del prof. Grandi

Cari ex alumni,

vi ringrazio dell’occasione che mi offrite per parlare del Collegio di cui da anni conosco e seguo, con grande interesse, le attività. La positività di questa scelta dell’Alma Mater si definisce a più livelli, che riprenderò in maniera sintetica.

a) La possibilità di sperimentare nuovi modelli formativi fortemente interdisciplinari che rispondono alle esigenze attuali della ricerca e che non possono essere adottati dall’insieme dell’Ateneo vedono nel Collegio uno spazio di sperimentazione e verifica per successive possibili applicazioni ad altri contesti;
b) la qualità e il merito, che caratterizzano il Collegio, devono allargarsi gradualmente ma con decisione alle altre attività dell’Università;
c) il senso di comunità che si percepisce nel collegio e che viene valorizzato al di là dei limiti di spazio e di tempo dalla associazione degli ex alumni appare, ancora una volta, come una modalità verso la quale dovrà tendere l’insieme del nostro Ateneo.

Il valore da preservare del Collegio è determinato quindi non soltanto dalle attività del Collegio in sè, ma anche dalla sua capacità di essere uno spazio intelligente e anticipatore di innovazioni nella formazione e nella visione dell’università.

Per queste ragioni derivano, a mio parere, alcuni suggerimenti:

– l’accesso al Collegio dei dottori di ricerca, nella considerazione che il Dottorato in quanto terzo livello della formazione e primo livello della ricerca costituisce il titolo più prezioso di una università. Considerata una presumible rigidità degli investimenti è ipotizzabile un decremento del numero di studenti che frequentano la laurea triennale;
– verifica della possibilità e dei modi di estendere l’esperienza del Collegio ad alcune delle sedi che compongono questo nostro Ateneo policentrico;
– mantenere e, se possibile, ampliare la dimensione internazionale sia grazie alla presenza di studenti non italiani sia incoraggiando ancora di più l’ esperienza internazionale di tutti gli studenti.