Questa e’ la risposta del professor Francesco Ubertini, che ringraziamo per il tempo che ha voluto dedicarci
Il Collegio Superiore è sicuramente un’esperienza estremamente positiva, nella quale credo molto fortemente. E credo si tratti di un’istituzione che l’Ateneo di Bologna non può permettersi di non supportare adeguatamente, per almeno due ordini di considerazioni, che vanno anche al di là delle mie personali convinzioni (e che, se volete, risulteranno più convincenti, perché frutto di un ragionamento di “convenienza” politica). Da una parte, sarebbe quanto meno inopportuno vanificare e non capitalizzare il successo e il riconoscimento unanimi fin qui conseguiti, ad un passo dall’accreditamento ministeriale. L’investimento già fatto (sufficiente o meno) sarebbe semplicemente “perso” se non si portasse a compimento il processo di maturazione di questa istituzione, relativamente giovane, ma ormai ampiamente uscita dalla fase di iniziale sviluppo.
Dall’altra parte l’Alma Mater, proprio perché grande università con tanti, tantissimi studenti, deve prevedere ed alimentare uno spazio di crescita e confronto per i più meritevoli, in virtù degli stessi principi di inclusione e diversità che ne definiscono la ricchezza, e la identificano come luogo nel quale sono presenti tutti i saperi, in ogni possibile forma e declinazione. In questo senso, la forte connotazione interdisciplinare che caratterizza l’attività didattica e culturale del Collegio deve sempre più rappresentarne la “cifra” caratteristica, anche nei confronti di altre istituzioni analoghe, nazionali ed internazionali.
Dopo essere riuscita a creare il Collegio Superiore, ed averlo portato (grazie al lavoro e alla passione di tanti e all’impegno degli studenti) al livello di eccellenza che gli viene unanimemente riconosciuto, la vera sfida per l’Università di Bologna è oggi quella di “integrarlo” al suo interno, e farlo riconoscere come parte di quella ricchezza culturale della quale andiamo tutti orgogliosi. Concretamente, questo obiettivo è raggiungibile, ne sono convinto, e passa anche per l’identificazione di una sede che favorisca questo processo. Non si tratta di un problema di facile soluzione, per ragioni legate alle necessità del Collegio da una parte, e al tessuto storico-architettonico della nostra Università, dall’altra. I nuovi progetti dovranno necessariamente tener conto di questa necessità, ma nel frattempo, valutando costi e tempi, ogni altra possibile alternativa dovrà essere esplorata. Ed è quello che mi impegno a fare, con piena consapevolezza delle difficoltà, ma altrettanto convinto di quanto sia urgente e irrinunciabile trovare una soluzione adeguata.
Ma così come sono convinto della necessità di trovare una sede che possa favorire il processo di identificazione e riconoscimento del Collegio all’interno dell’Ateneo, credo anche che altre operazioni debbano essere avviate, per permettere a questa struttura di raggiungere il livello di “maturità (e autonomia) istituzionale” che oggi, dopo tanti anni, non può non avere. Penso, per esempio, ad una maggiore e più completa integrazione dell’attività didattica all’Interno dei Dipartimenti, attraverso il riconoscimento del contributo dato al Collegio dai docenti, e l’accessibilità (almeno per alcuni corsi/seminari) a tutti gli studenti interessati. Penso anche ad un organico amministrativo adeguato alle sue necessità di funzionamento, che può essere trovato all’interno del bilancio dell’Ateneo, e che permetta al Collegio di concentrare le sue energie sulla qualità del progetto culturale. Per ottenere questo risultato, i miei referenti privilegiati saranno ovviamente, oltre al Collegio stesso, l’Istituto di Studi Superiori e l’Istituto per gli Studi Avanzati. L’attento ascolto e una continua interazione con questi organi mi permetteranno di trovare le soluzioni migliori per garantire agli studenti le condizioni adatte a costruire un fruttuoso percorso di crescita culturale, in un contesto stimolante e di continuo confronto, e all’Università di potersi pienamente avvalere del contributo dato dal Collegio, da considerarsi sì apice, punta di eccellenza, ma perfettamente parte di un corpo unico e integrato.
Francesco Ubertini