Inaugurazione dell’anno accademico del Collegio Superiore.

16 Marzo 2018, Inaugurazione dell’anno accademico del Collegio Superiore.

Cristina Scaravelli ha tenuto il discorso in rappresentanza dell’associazione:

Buonasera a tutti,

è con grande gioia e orgoglio che mi trovo qui, un po’ intimorita in verità, a rappresentare l’ormai numeroso gruppo degli Alumni del Collegio. Mi riferisco alle tante persone che hanno avuto quello che personalmente ritengo un grande privilegio di studiare nelle strutture di questa Università e dell’istituzione del Collegio godendo non solo dell’innegabile beneficio economico (perché lo studio ancora è un onere non proprio per tutti), ma anche e soprattutto del beneficio culturale e formativo che penso derivi dall’esperienza nel Collegio.


Io ho avuto modo di goderne proprio agli albori, al secondo anno della sua esistenza, quando ancora non era conosciuto da quasi nessuno (si chiamava “Collegio d’Eccellenza”, poi l’anno dopo, credo, è diventato “Collegio Superiore”) e stava prendendo forma nella sua organizzazione, nella sua localizzazione (il problema annoso della sede!) e nelle sue ambizioni.
Ne sono grata al mio professore del liceo che tra tante scartoffie non ha buttato via la lettera arrivata alla Preside della mia scuola e a lui girata, in cui si parlava di questo Collegio semisconosciuto, e lui ha puntato il dito e mi ha detto: “Scaravelli, vieni qui. Tu vuoi far Lettere a Bologna, vero? Prova a fare questo test d’ingresso. Secondo me ce la fai”. Dopodiché… mi sono bruciata tutta l’estate dopo la maturità per studiare non sapevo bene cosa, ma alla fine sono entrata!
Ho affrontato un esame d’ingresso che probabilmente ad oggi è molto cambiato, e tante altre regole, prove e corsi interni, che sono mutati già nel corso di quei 4 anni e mezzo, e che penso si siano evoluti e trasformati parecchio nella forma e nella quantità, ancor più che nella sostanza. Insomma sarei molto curiosa di capire se ciò che ho vissuto io è ancora quello che stanno vivendo i collegiali che vedo qui davanti, e in cui mi identifico ancora con nostalgia e orgoglio.
Quando Paolo Annibale, del Consiglio Direttivo, mi ha chiesto di parlare qui oggi della mia esperienza, sono rimasta stupita, in verità; non mi aspettavo che qualcuno pensasse a me, perché l’immagine degli ex-collegiali che ho in mente è quella di amici e conoscenti molto brillanti, che hanno poi vissuto esperienze di successo non solo in Italia ma anche all’estero: ci sono colleghi che si stanno distinguendo nelle università di mezzo mondo come ricercatori e come professori, che hanno pubblicato articoli, libri e libroni, altri che sono imprenditori affermati, professionisti di ogni genere, dipendenti di aziende prestigiose che hanno a che fare col business, con la moda, con la tecnologia… gente che ha girato il mondo gambe in spalla e nella mia immaginazione “se l’è mangiato” in un boccone inseguendo con caparbietà i propri obiettivi e distinguendosi per acume e originalità, superando gli ostacoli e i sacrifici degli spostamenti e della precarietà di certe situazioni, persone che tengono conferenze e sono attivissime nell’Associazione e nella società.
Io… sono solo una prof!! Sono schiva e riservata, in genere. Non mi sono mai distinta per partecipazione o ambizioni particolari. E sono rimasta legata a questa città per tanti anni, fino a che il cuore mi ha portato appena un po’ più in là, ma non di tanto… Certo la mia piccola personale odissea l’ho vissuta anch’io, ma mi pare così poco in confronto alle vicende dei colleghi!
Dopo la laurea in Lettere classiche, ho seguito regolarmente le tappe per arrivare, dopo la Scuola di Specializzazione per l’insegnamento (la SSIS che già ha cambiato 10 nomi) e dopo anni di precariato e di graduatorie “a esaurimento”, come le chiamavano (forse perché ci esaurivano, sì, ma le energie personali!), dopo il “concorsone” del 2012, e non uno, no, ma due anni di prova, insomma alla fine sono approdata, da ben tre anni! all’insegnamento di ruolo al Liceo di Faenza: “ruolo”… Tre anni nella stessa scuola, circondata dalle stesse persone, a cui posso persino affezionarmi, con le stesse regole e finalmente in grado di poter in qualche modo avanzare proposte e partecipare veramente al mio ambiente di lavoro, e sentirmi apprezzata se lo faccio bene, perché riesco a portare avanti una classe almeno per un ciclo e saluto gli ex alunni nel corridoio! Una meraviglia! Ecco il mio personale successo!
E allora, mi chiedevo, perché dovrei parlare io, come posso rappresentare tutti gli altri? Io che quando alla fine del Collegio,mentre tutti mi consigliavano di far carriera in Università, testarda come un mulo ho voluto fare “solo” la prof. , guadagnandomi la disapprovazione e l’incomprensione anche di alcune persone che mi erano molto vicine e non capivano perché volessi rinunciare a qualcosa di più?
Poi ho parlato con Paolo e con la mia ex compagna di stanza, Carla Portulano, che tuttora è una delle persone che mi sono più care, e ho deciso che forse si poteva fare. Perché anche in quella scelta, anche nel modo in cui ho affrontato tutto il percorso a ostacoli per fare “solo” la prof., e in quello che credo di essere diventata nel mio piccolo universo quotidiano, credo che ci sia il frutto dell’esperienza collegiale.
Quali sono i suoi meriti?
Anzitutto io e i colleghi abbiamo imparato ad affrontare con coraggio tutte le prove proposte, elemento non da trascurare di fronte a carriere che si fanno sempre più difficili, in un mondo che ci mette continuamente alla prova. Ed è ciò che cerco di insegnare anche ai miei alunni: a credere in se stessi, scoprendo le proprie debolezze e punti di forza, per affrontare le difficoltà senza abbattersi e non smettere di credere che tutti possiamo contribuire per migliorare le cose.
Io stessa ancora oggi quando ho paura di un esame o di una prova di qualche tipo (la prossima è fra un paio di mesi e la temo quasi o di più della laurea!) ripenso al terrore puro prima di entrare di fronte a tutti quei professori universitari, che nella mia mente erano idoli inavvicinabili, e alla soddisfazione di dominare la situazione e convincerli (non so bene come) che valesse la pena accogliermi tra i collegiali.
Inoltre un grande merito del Collegio è stato per me l’approccio interdisciplinare: l’avermi costretta a continuare a confrontarmi con altre materie diverse dalla letteratura (ricordo corsi di matematica, di ascolto della musica, un corso sull’acqua del prof. Balzani, e tanti altri,…), mi ha stimolato alla curiosità, ho trovato entusiasmo verso ogni aspetto della realtà e credo di essermi mantenuta ricettiva e pronta al cambiamento, all’integrazione delle conoscenze, alla collaborazione, abilità utile in qualsiasi campo. Ai miei studenti che si lamentano di questa o quella materia da studiare, ripeto sempre che più conoscono più capiscono quant’è complessa e interessante la realtà.E poi non si sa mai dove si nasconde la nascita dell’entusiasmo del sapere!
Tornando al Collegio, non è da sottovalutare l’aspetto delle relazioni: le amicizie più forti e più stimolanti per me sono spesso nate nel Collegio e me le porto dietro, nonostante le distanze che ci separano, nel bagaglio degli affetti. La convivenza e la condivisione di momenti belli e brutti, ma anche di idee e riflessioni che circolano nella sala studio come tra un bicchiere di vino e una bella chiacchierata in compagnia, sono preziosissime per la formazione personale.
Anche il confronto tra collegiali ed ex collegiali, dunque, è uno stimolo costante per entrambe le parti, che mantiene vivo il contatto con l’Università e con la sua vivacità intellettuale, perché all’interno del Collegio io penso ci sia la parte potenzialmente più vitale dell’ambiente universitario: lì ci sono idee nuove che, grazie alla collaborazione con docenti e tutor, possono restituire alla stessa Università un po’ del beneficio che ne traggono in forma di proposte, innovazioni, confronto, originalità.
Per quanto riguarda gli Alumni penso anche al ruolo di tutor che possono esercitare verso i nuovi collegiali o alle Lectures e agli incontri culturali di vario genere organizzati in questi anni, che rappresentano un modo per arricchire le attività del Collegio ma anche l’università stessa riportando l’esperienza dei singoli come risorse delle istituzioni. Per non parlare della trasmissione di informazioni su vasta scala che può creare occasioni per le nuove leve.
A questo proposito ci teniamo, come Alumni, a precisare che ci si sta muovendo per organizzare il network tra gli Alumni all’estero, in modo da consolidare le relazioni e rendere più facili i contatti ovunque ci si trovi, perché vale la pena che il Collegio consolidi la propria identità anche dopo l’esperienza strettamente universitaria, superando le distanze geografiche (e anagrafiche). Per lo stesso motivo si vuole organizzare una Reunion a Bologna in un prossimo futuro, perché vedersi e conoscersi di persona può costituire un forte incentivo al rafforzamento dell’Associazione, oltre che una piacevole occasione per rivedere i vecchi amici e per coltivare nuove conoscenze e perché no, collaborazioni. Proprio per questo l’Associazione vuole intraprendere anche attività di fundraising: si sa che senza il “vil denaro” le idee non possono realizzarsi e si perdono occasioni preziose.
Non so se sono riuscita a dare un’idea di come io abbia conservato un ottimo ricordo della mia esperienza collegiale, e ne valuti positivamente la ricaduta anche su un percorso apparentemente semplice come il mio, ma che alla fine si traduce in un mestiere fatto con passione e spero almeno un pochino utile per il mondo in cui vivo (o almeno così vorrei nel mio piccolo). Questo per dire che dal mio punto di vista chi è stato collegiale non smette di esserlo con l’attestato finale e l’Associazione degli Alumni aspira proprio a questo, a valorizzare e portare avanti la cultura e le relazioni , cercando di guadagnarsi con le proprie iniziative il riconoscimento delle istituzioni, e la collaborazione con i giovani studenti e l’Università.

 

invito presentazione 17-18