Investire su se stessi in condizioni di incertezza (Alumni Mentoring Day 2018)

a cura di Fausto Federici

Ho iniziato a lavorare nel 1979, dopo il diploma di ragioneria, alla Fochi di Bologna, un’azienda di ingegneria e costruzione di grandi impianti industriali dove sono rimasto per quattordici anni, fino al 1993.

Mentre lavoravo, studiando la sera, mi sono laureato in Economia e Commercio all’Università di Bologna.

E’ stata una esperienza per me importante perché mi accorgevo di riuscire ad interpretare sempre meglio sia ciò che studiavo sia i fatti che vedevo sul lavoro, e ciò mi rendeva più interessante le due cose insieme.

Al termine del percorso di laurea mi ero appassionato a continuare ad imparare e mi iscrissi al Master in Business Administration della Bocconi.

Il Master è stata un’altra svolta perché ho subito riscontrato che gli strumenti acquisiti mi consentivano un più veloce, strutturato, ed approfondito approccio alla risoluzione dei problemi e, soprattutto, potevo contribuire meglio al lavoro di gruppo.

Dopo la Fochi ho avuto l’opportunità di lavorare in vari ruoli sia in grandi aziende – Montedison, Telecom Italia, le televisioni de La7, Alitalia e ultimamente all’ILVA – sia con imprenditori in diversi settori industriali; in società di calcio, al Bologna F.C. e all’Inter; e alla Domus Academy, una scuola di specializzazione post-laurea di design.

La lezione che ne ho tratto è che i risultati dipendevano sempre più da ciò che imparavo dagli altri, dall’esperienza diretta e dalla capacità di mettere tutto insieme. Come un circolo virtuoso.

Questa lezione, insieme ad una grande curiosità, è stata lo stimolo per continuare a combinare esperienza, studio individuale, programmi accademici, confronto di idee con gli altri.

Col tempo è diventata una disciplina di cui non potrei fare a meno perché mi consente una visione più completa delle situazioni, da una prospettiva esterna, ed una migliore comprensione dei problemi per essere così più preparato sia nelle decisioni che nell’esecuzione.

I temi di oggi

Per oggi, con il desiderio di esservi il più utile possibile, ho riordinato le idee attorno ai seguenti temi:

  • Le fonti dell’incertezza
  • La natura economica dell’investimento
  • L’allocazione delle nostre risorse
  • La libertà della persona

Le fonti dell’incertezza

Le fonti di incertezza per le nostre scelte derivano dalla evoluzione rapida dei mercati, delle tecnologie, del mondo del lavoro, della struttura della società, della globalizzazione e da come tutte queste dinamiche interagiscono tra loro.

Sul piano professionale, possiamo dire che il modello del passato, che vedeva un rilevante investimento iniziale in istruzione e poi una capitalizzazione su questo nel corso della carriera, è stato già superato con la mia generazione.

Cosicché l’investimento in apprendimento deve continuare per tutta la vita.

Attraverso i vari stadi della carriera i nostri bisogni di apprendimento cambiano. Da quando all’inizio abbiamo la necessità di affermarci nel nostro campo di specializzazione; a più avanti negli anni, quando lavoriamo ad un alto livello nella nostra professione; ancora oltre quando, pur continuando sempre a ricercare nuove opportunità di crescita su tutti i fronti, abbiamo accumulato un elevato grado di conoscenza ed esperienza da mettere a disposizione degli altri.

Si avranno più discontinuità ed è inevitabile che accadano questi cambiamenti. L’importante è non farsi sorprendere e quanto maggiori sono le nostre conoscenze più siamo preparati a rispondere agli scenari futuri.

La natura economica dell’investimento

Maggiore è l’incertezza e la volatilità degli eventi quanto più l’investimento in conoscenza diventa prezioso ed è l’opzione di maggior valore, la strategia dominate per abbracciare anziché solo temere questa incertezza.

Intendo il termine opzione proprio in analogia con il suo significato economico che cattura l’evoluzione positiva e negativa degli eventi. La volatilità e l’incertezza possono muovere in entrambe le direzioni.

Un’opzione è un diritto, per chi la detiene, di acquistare o vendere un bene, ad un determinato prezzo, entro un determinato periodo di tempo o ad una scadenza fissa.

Nel nostro caso, l’opzione rappresentata dalla conoscenza ci dà la capacità di cogliere il valore delle opportunità che si presenteranno in futuro. Oggi non possiamo sapere quali saranno, ma data la elevata volatilità degli eventi è molto probabile che potranno esserci, e senza avere investito nel tempo per avere una mente preparata non potremmo essere pronti.

Accrescere continuamente le nostre conoscenze è quindi come accumulare in un paniere tante opzioni da potere esercitare in futuro, in funzione della evoluzione incerta della nostra carriera.

Saremo così in grado di beneficiare delle situazioni favorevoli e di evitare o limitare le conseguenze delle situazioni avverse, come se avessimo un’assicurazione.

Poiché, grazie ai progressi della medicina e le aspettative di vita, chi esercita una attività intellettuale può oggi sperare in un percorso professionale della durata anche più di 50 anni, per la teoria delle opzioni più lungo è il periodo di tempo, ed elevata la volatilità, maggiore è il valore che il nostro investimento potrà creare.

Per valore intendo non solo un valore monetario, ma il significato più ampio che ciascuno attribuisce alle sue preferenze, essere più padrone del proprio destino e coltivare le passioni in linea con i principi in cui crede.

L’allocazione delle nostre risorse

Il valore dell’investimento in conoscenza si moltiplica con l’utilizzo continuo mentre si depaupera se non viene applicato.

Questa caratteristica è talmente importante che hanno di recente conferito il Nobel per l’Economia a Paul Romer proprio per i suoi studi sui ritorni incrementali e le esternalità positive della conoscenza a beneficio di tutta  la società.

E’ quindi responsabilità primaria di un Paese creare le condizioni più favorevoli per valorizzare al massimo il patrimonio di conoscenza in cui i giovani hanno investito.

Ed è anche il modo migliore per garantire un vero principio di uguaglianza. L’uguaglianza delle opportunità per ciascuno di realizzare il proprio potenziale in base al merito.

Con riferimento a ciò, l’Economist ha pubblicato di recente uno studio in cui è stato valutato che i primi dieci anni di attività, in genere dai 25 ai 35, hanno un peso determinante sul nostro tasso di crescita che si riflette su tutto l’arco della carriera.

Quindi, l’obiettivo da perseguire con tenacia è quello di mettere al lavoro il prima possibile il nostro investimento, anche sopportando ancora ulteriori sacrifici, pur di potere applicare, ma soprattutto non perdere, ciò che è costato tanto impegno.

Occorre essere eccellenti nella propria area di specializzazione perché permette di identificarci e farci apprezzare, soprattutto all’inizio della carriera.

Questa specializzazione rappresenterà anche una nostra ancora professionale a cui aggrapparci negli inevitabili momenti di crisi e difficoltà.

Conoscendo bene una materia o una professione saremo sempre in grado di lavorare per chi abbia un problema da risolvere e, quindi, provvedere economicamente a noi stessi in ogni circostanza.

Inoltre, per il fatto che il mondo è volatile, incerto, complesso e ambiguo, i problemi da risolvere richiedono l’integrazione di più prospettive, cosicché la riconosciuta eccellenza nel nostro campo ci dà l’opportunità di essere cooptati a far parte di gruppi di lavoro multidisciplinari e venire così esposti a materie per noi nuove che dobbiamo studiare per comprendere e connettere tra loro.

La mia raccomandazione è di ricercare attivamente tali situazioni e con coraggio assumere responsabilità nell’ambito di nuove esperienze, accettando anche il rischio di commettere inevitabili errori iniziali per continuare a progredire nel nostro percorso di crescita.

Un’ulteriore competenza da coltivare è la capacità di lavorare con gli altri: sapere ascoltare; mettersi nei loro panni; sviluppare empatia; apprezzare la diversità; comunicare costruttivamente.

La libertà della persona

Per me, la conoscenza e la capacità di imparare sono il principale salvacondotto di libertà per una persona.

Perché, quanto è maggiore la capacità di giudizio per comprendere a fondo il senso di una decisione, tanto maggiore è la libertà di comportarsi secondo coscienza e, se necessario,  potere dire no in quelle situazioni che sono in contrasto con la nostra integrità.

Quando i nostri valori ci richiedono scelte difficili, e pertanto sempre costose nel breve sia economicamente che emotivamente, la competenza ci dà più coraggio e più sicurezza nell’affrontare l’incertezza che ne deriva.

Inoltre, la competenza deve essere sempre abbinata alla autodisciplina. Ciò vale per tutti, ma soprattutto per le persone che ricoprono ruoli di responsabilità in ogni ambito.

E’ fondamentale nei momenti favorevoli della carriera mettere da parte risorse per sé e la famiglia per sostenere economicamente i quasi inevitabili periodi di transizione. E’ una forma di copertura del rischio per compensare la volatilità.

Le persone diventano vulnerabili quando conducono stili di vita al di sopra delle loro possibilità e, in momenti di debolezza, possono cedere a comportamenti non etici o addirittura illegali.

Questa vulnerabilità è la più grave minaccia per se stessi e la propria famiglia, e può condurre alla perdita di reputazione, dell’autostima, degli affetti e a volte anche letteralmente della libertà personale.

Nelle decisioni, occorre tenere sempre presente il rispetto della legge e dell’etica professionale e personale.

Questo principio è chiaro detto in un’aula, che è un ambiente sicuro. La realtà è invece molte volte ambigua perché, all’interno delle organizzazioni, la pressione delle circostanze può influenzare le persone verso comportamenti inappropriati.

In genere, chi ama studiare e realizzarsi onestamente aspira a:

  • Dare un contributo
  • Scegliere di fare la cosa giusta
  • Raggiungere degli obiettivi
  • Meritare la fiducia degli altri

Apparirebbe pertanto logico che tale natura possa sempre prevalere, ma invece la cultura dell’organizzazione, che è il più potente strumento di controllo e condizionamento delle persone; le pressioni più o meno esplicite nelle dinamiche di gruppo; e soprattutto il sistema di incentivi economici e di carriera, possono indurre a conformarsi ed a giustificare con se stessi, a razionalizzare, scelte in contrasto con essa che violano le regole e la legge.

E’ come accelerare sempre più rapidamente lungo una discesa scivolosa. Oltrepassata la soglia non si torna più indietro.

Alcune tra le giustificazioni più comuni per attribuire un significato a queste scelte sono:

  • E’ nell’interesse dell’organizzazione
  • Devo fare il gioco di squadra
  • Non si può fare altrimenti
  • Se lo fanno tutti gli altri forse sbaglio io

Però, il disallineamento che ne deriva, tra i propri valori e le proprie azioni, genera uno stato di sofferenza che può col tempo diventare anche insopportabile perché non si è più in pace con se stessi.

In questa realtà, la principale responsabilità di chi ha la leadership di una organizzazione, sia privata che pubblica, è di infondere in essa una cultura di rispetto dell’etica e della legge e di disegnare un sistema di incentivi che non conduca ad una normalizzazione della devianza, e prevenga sorprese prevedibili che mettano a rischio le persone e l’esistenza stessa dell’organizzazione.

La normalizzazione della devianza si ha quando un comportamento anomalo o inappropriato è inizialmente tollerato e, con la routine, diviene poi normalmente accettato ed addirittura atteso, tanto da non essere più nemmeno notato come anomalia.

Le sorprese prevedibili accadono quando:

  • Sulla base delle informazioni disponibili, un’organizzazione sarebbe in grado di riconoscere un serio problema ed indirizzare l’attenzione verso una sua soluzione, che però viene invece procrastinata per motivi soggettivi, organizzativi, politici, che spesso interagiscono tra loro;
  • Questo problema non può perciò che peggiorare col tempo;
  • Alla fine, sfocia inevitabilmente in una crisi che avrebbe potuto essere prevenuta dando al problema la dovuta priorità ed allocando le risorse necessarie.

Le persone preparate possono effettivamente fare la differenza nelle organizzazioni in cui operano perché grazie alla autorevolezza che deriva dalla riconosciuta competenza esercitano una leadership anche quando non rivestono ruoli di autorità. I colleghi guardano a loro come esempio e per una guida.

Sono in grado di notare le anomalie, di valutare le situazioni in modo indipendente e contribuire così a prevenire per se stesse e gli altri sia le discese scivolose che le sorprese prevedibili.

E’ necessario perciò essere sempre attenti per avere ben chiaro il contesto di una decisione e non rimanere influenzati da come il problema ci viene presentato, perché è sufficiente una decisione inappropriata o un’omissione, in un momento di debolezza, a rovinare per sempre l’esistenza propria e degli altri e gettare così tutti i sacrifici di una vita.